Tredicesima Tappa: gli ETF per la nostra vitamina C

Ben tornati, oggi il viaggio prosegue con gli ETF. Per capire come funzionano, ripartiamo dal nostro pilota automatico. Ci siamo detti che l’obiettivo degli investimenti passivi, proprio come per il pilota automatico, è quello di seguire un percorso prestabilito, cambiando direzione solo per seguire quel percorso. Gli ETF, quindi, sono dei fondi passivi che seguono un indice per rispettare il nostro obiettivo d’investimento. Qualcuno si starà chiedendo: perché dovrei utilizzare un ETF invece che comprare i singoli titoli? Come già visto nel caso dei fondi comuni d’investimento, acquistare i singoli titoli può essere costoso per importi bassi ed anche molto complesso per indici con un numero elevato di titoli. Affidarsi ad un ETF ci permette di ottenere questo risultato in modo molto semplice.

Ma come funzionano gli ETF? Per capirlo, ripartiamo da un esempio. Immaginate di essere davanti al banco della frutta per scegliere dei frutti che contengano vitamina C. Potete comprare ogni singolo frutto che contiene questa vitamina o, come capita più spesso, scegliere tra questi alcuni dei frutti che preferite. Ecco, la scelta dei titoli da parte degli ETF funziona allo stesso modo. Alcuni replicano fisicamente l’intero indice, cioè comprano tutti i titoli che lo compongono. Tornando al nostro esempio, inseriscono nell’ETF tutti i frutti che contengono la vitamina C. In questo caso siamo certi che il nostro ETF sia identico all’indice che vogliamo seguire. Spesso la scelta di comprare ogni frutto, però, può risultare molto costosa. Meglio acquistarne solo alcuni scegliendo quelli con la più alta concentrazione della nostra vitamina C. Ecco, alcuni ETF si comportano in modo simile: scelgono un campione, cioè alcuni dei titoli che meglio rappresentano l’indice ed acquistano solo questi titoli. Il rischio è di non avere tutta la vitamina C presente nella frutta ma, se i singoli frutti sono ben scelti, il risultato sarà altrettanto buono e meno costoso.

Se entriamo in un supermercato, poi, è facile trovare direttamente il succo della frutta che vorremmo acquistare. Ecco, alcuni ETF allo stesso modo utilizzano la replica sintetica. Invece di acquistare ogni singolo titolo, si affidano ad un’altra società che si occupa di garantire all’ETF lo stesso rendimento dell’indice.

Ma in concreto, a cosa serve conoscere questa differenza? Ogni volta che scegliamo di seguire passivamente un indice, troveremo tanti ETF diversi che ci aiutano a farlo. Se scegliamo un ETF con replica fisica completa, siamo certi di aver comprato tutti i titoli dell’indice che ci interessa. Questa è la miglior soluzione possibile per essere certi di seguire esattamente il nostro indice. La replica a campione, spesso ottiene lo stesso risultato, ma può avere delle differenze dovute al non aver comprato tutti i titoli. La replica sintetica, invece, aggiunge il rischio di controparte. Cosa significa? Il nostro risultato è garantito da un’altra società, quindi, dobbiamo essere certi che sia affidabile. Altrimenti, in caso di fallimento, è a rischio anche il nostro risultato. Si tratta di un evento raro, ma meglio saperlo prima e poter scegliere a chi affidare i nostri soldi.

Prima di fermarci ad osservare il paesaggio, proseguiamo lungo il nostro sentiero. In montagna il meteo cambia velocemente e lo stesso accade nel mondo degli investimenti. Da qualche anno si sono diffusi ETF che mettono insieme la gestione passiva con quella attiva. Come? Ad esempio, scegliendo di seguire un indice ma modificandone il peso dei titoli all’interno, oppure scegliendo tra i titoli dell’indice solo quelli con bassa volatilità. In questi casi all’investimento passivo è affiancata una scelta attiva. Come ci siamo detti nell’episodio di confronto tra investimenti attivi e passivi, questa scelta può modificare in modo importante l’obiettivo dell’investimento, quindi deve essere presa solo se rispetta un obiettivo per il nostro portafoglio. Ad esempio, possiamo preferire un ETF dove tutti i titoli hanno lo stesso peso nel risultato finale, per evitare che il nostro investimento sia troppo legato al comportamento di pochi titoli “più grandi” . Oppure possiamo scegliere titoli a bassa volatilità per comprare si titoli azionari, ma cercando di tenere sotto controllo il rischio. In questo caso, come già detto, dobbiamo stare attenti a rispettare una adeguata diversificazione per non trasformare il nostro investimento passivo in una vera e propria scelta attiva.

E la tassazione? Per gli ETF valgono le stesse regole viste nel caso dei fondi comuni d’investimento: non è possibile compensare le plusvalenze da guadagni ottenuti con gli ETF, con precedenti minusvalenze. Nel caso di perdite, poi, sarà possibile compensare quelle minusvalenze solo con altri strumenti come azioni, obbligazioni o certificati d’investimento.

Siamo giunti al termine anche di questa tappa. Recuperiamo le forze, pronti a ripartire nel prossimo episodio dedicato agli strumenti legati all’inflazione.


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