Dodicesima Tappa: il gestore del fondo e la raccolta dell’uva
Ben ritrovati, il viaggio prosegue oggi con i fondi comuni d’investimento. Di cosa si tratta? Per capirlo, partiamo come sempre da un esempio. Immaginate di essere all’interno di un vigneto nel momento della raccolta dell’uva. Avete con voi un cesto da riempire ed un agricoltore esperto che vi guida per scegliere l’uva che preferite. Passo dopo passo vi aiuta a riempire il cesto. Scegliete con cura ogni grappolo, anche se all’apparenza vi sembrano tutti uguali. Ecco, un fondo comune d’investimento funziona allo stesso modo. Affidate i vostri risparmi ad un gestore, una persona (spesso in realtà un gruppo di persone) che si occupa di selezionare uno ad uno i titoli da inserire in un contenitore, il nostro fondo comune d’investimento, rispettando i nostri gusti iniziali, cioè il tipo d’investimento che abbiamo scelto. Avrete così la possibilità di investire, per esempio, nel mercato italiano o in quello americano, oppure di scegliere i migliori titoli che nel mondo si occupano di tecnologia.
Un fondo comune d’investimento, quindi, raccoglie i risparmi di più investitori e assegna ad ognuno delle quote del fondo. Gli investitori, poi, parteciperanno ai risultati del fondo, cioè otterranno guadagni o perdite proprio sulla base del numero di quote possedute. Qualcuno si starà chiedendo: perché dovrei affidare i miei risparmi ad un fondo?
Un primo motivo è l’esperienza e la conoscenza dei mercati. Proprio come l’agricoltore del nostro esempio, un buon gestore è in grado di selezionare i singoli titoli avendo come riferimento 2 obiettivi: il rendimento ed il rischio. Il rendimento perché ci affidiamo a lui per selezionare i migliori titoli affinché il guadagno finale sia il più alto possibile. Il rischio, perché vogliamo che i titoli scelti siano i più sicuri. Ma cosa significa sicuri in questo caso? Nei precedenti episodi ci siamo detti che esistono diversi strumenti in cui investire e che ogni strumento ha possibili guadagni e rischi. Ci siamo anche detti che, in generale, maggiore è il guadagno che possiamo ottenere, maggiore sarà il rischio di quello strumento. Quindi, cosa farà un gestore? Nel caso delle azioni, ad esempio, sceglierà quelle che possono essere acquistate ad un buon prezzo, ma con l’attenzione anche di scegliere società che siano affidabili, quindi con basse probabilità di fallire. Stesso discorso per le obbligazioni. Sceglierà di prestare i nostri soldi a chi ci darà il maggiore interesse e alla scadenza ci restituirà la nostra moneta inserita nel carrello, cioè il nostro capitale.
Facciamo un passo avanti per quanto riguarda il rischio, tornando alla diversificazione. Ci siamo detti che un buon portafoglio d’investimento deve avere più titoli che si muovono in modo diverso tra loro per evitare che perdano valore tutti insieme. Ecco, un buon gestore è attento anche alla diversificazione. Come? Rispettando l’investimento che gli abbiamo chiesto di fare, ad esempio in azioni del mercato americano, sceglierà quelle azioni in grado di garantire la giusta diversificazione in modo tale da ridurre il rischio complessivo del fondo.
Ecco, prima di proseguire cerchiamo di capire meglio questo punto. Non possiamo chiedere al gestore di un fondo di scegliere dei titoli fuori dall’obiettivo iniziale. Proprio come per i nostri soldi, infatti, il gestore deve rispettare obiettivi e scadenze che ha comunicato a tutte le persone che gli hanno affidato i loro risparmi. Questo significa che il nostro compito è di scegliere per ogni obiettivo d’investimento che abbiamo, il miglior gestore e quindi il miglior fondo possibile. Lui si occuperà di diversificare e gestire il rischio nel fondo, noi faremo lo stesso mettendo insieme più strumenti nel nostro portafoglio per rispettare tutti i nostri obiettivi e le nostre scadenze.
Un altro motivo per affidare i nostri risparmi ad un fondo è che spesso, con i soli risparmi che abbiamo, non siamo in grado di acquistare tutti i titoli che vorremmo. Questo perché ci sono spesso degli importi minimi da rispettare o perché acquistare i titoli per piccoli importi può avere dei costi troppo alti rispetto ai possibili guadagni. In questi casi, un gestore ha il vantaggio di utilizzare i risparmi di più investitori e di scegliere davvero ogni singolo titolo.
Prima di fermarci ad osservare il paesaggio, proviamo ad attraversare il sentiero della tassazione. Per i fondi comuni d’investimento non c’è possibilità di compensare minusvalenze e plusvalenze. Ogni volta che un fondo ci distribuisce sul conto una parte del guadagno oppure vendiamo le quote che possediamo di quel fondo, dobbiamo pagare una tassa su quei guadagni. Se vendiamo in perdita, invece, avremo una minusvalenza. Dovremo usare altri strumenti per compensarla, come visto nei precedenti episodi, ad esempio azioni, obbligazioni o certificati d’investimento. Punto importante di attenzione: affidarsi ad un gestore di fondi comporta dei costi all’ingresso e/o all’uscita dal fondo. Questi costi al momento della vendita generano delle minusvalenze, anche queste compensabili.
Siamo così giunti al termine di questo episodio. Come già anticipato, il confronto tra investimenti attivi e passivi prosegue nel prossimo episodio con gli ETF.